Michele Bellisario – Staff Manager di Eni SpA – intervistato da Seleda

Michele Bellisario – Staff Manager di Eni SpA – intervistato da Seleda

Intervista al Dott. Michele Bellisario, Staff Manager di Eni SpA

Parliamo di lavoro, colloquio e soft skills

Abbiamo parlato di “lavoro”, “colloquio” e “soft skills”, con Michele Bellisario, Staff Manager presso Eni SpA. Pubblichiamo un interessante estratto dell’intervista, ricco di spunti di riflessione e suggerimenti per chi cerca lavoro o una svolta di carriera.

Dott. Michele Bellisario, Staff Manager di Eni, benvenuto e grazie di aver voluto dedicare qualche minuto al progetto SELEDA per parlare di carriera e soft skills. Ci può raccontare quali sono le competenze umane e personali più richieste e più gradite dalle aziende oggi?

Tenuta di conto l’imprescindibilità delle competenze tecniche richieste dalla posizione da ricoprire, quello che le aziende oggi cercano sono quelle competenze cosiddette cross, trasversali. Sono quelle capacità che esulano i contenuti specifici della data mansione che richiede sempre meno specialistici “mono-tematici”. E questo trova la sua applicazione soprattutto nei ruoli ammnistrativi o manageriali. Ma non solo. Non è infatti un caso che negli ultimi quindici anni si sono diffuse discipline universitarie che coniugano l’ingegneria alla medicina o ad altre scienze che prima erano viste come compartimenti stagni. La Job Description (la declaratoria dei compiti e delle responsabilità richiesti alla risorsa), perde la sua centralità e diviene appetibile al datore di lavoro la figura che la sa trascendere portando contributi altri.

Quanto è importante l’atteggiamento? In una scala percentuale, quanto contano le soft skills e quanto le competenze tecniche, quando deve scegliere una risorsa o attribuirle un incarico di maggiore responsabilità?

Valutare l’atteggiamento durante la fase di selezione è molto difficile; quello che si fa è simulare delle casistiche in cui il candidato è chiamato in modo pratico a risolvere un problema e ad elencare le modalità e le dinamiche razionali con i vari attori coinvolti. L’atteggiamento è tutto perché bisogna sempre tenere presente che all’atto dell’inserimento, all‘azienda non interessa semplicemente di portare a bordo il miglior candidato possibile, ma che quest’ultimo possegga quei tratti caratteriali e comportamentali che si confacciano alle persone che già lavorano nel team in cui verrà integrata per evitare conflittualità o fenomeni competitivi che esulano il raggiungimento degli obiettivi.

Il peso che si attribuisce alle soft skills (l’insieme delle abilità umane, relazionali, comportamentali) e alle competenze tecniche varia da posizione a posizione. Va da sé che per un ruolo manageriale in genere si propende per un bilanciamento equo tra le due dato un più ampio coinvolgimento nelle dinamiche relazionali e gestionali di risorse.

In fase di colloquio, qual è la prima domanda che rivolge ad un candidato?

Apro l’intervista chiedendo se ha avuto occasione di documentarsi sulla mia azienda. È un primo indicatore per indagare e il grado di interesse verso il lavoro e l’importante soft skill della curiosità, la chiave del sapere.

E l’ultima?

“Sorprendimi!”. È una non-domanda fatta con lo scopo di spiazzare volutamente il candidato il quale ha la possibilità di esprimersi e raccontarsi su qualsiasi tema che non sia afferente al colloquio. A mio parere è la migliore alternativa a “cosa fai nel tempo libero?” proprio perché a quest’ultima tutti sanno dare una risposta. Meno, in questo caso. Alcuni candidati restano in silenzio interdetti, altri colgono l’opportunità e danno spazio al proprio estro mettendo in evidenza quelle capacità di cui si discorreva alla prima domanda.

Può raccontarci un errore grossolano fatto da un candidato durante un colloquio?

Durante la fase introduttiva e delle presentazioni spiego sempre al candidato che non esistono risposte giuste o sbagliate. Esistono solo le risposte. Il candidato deve sentirsi libero di esprimersi e personalmente mi pongo con atteggiamento di non-giudizio: poggio la penna ed ascolto. L’intervistato tiene costantemente gli occhi sulla mia penna e sul taccuino per cui tendo ad eliminare questa interferenza. Le note le prendo a caldo dopo i saluti.

Nella fase di selezione, quanto tempo dedica alla lettura della lettera motivazionale e cosa si aspetta di poter apprendere della persona che è chiamato a selezionare?

Dedico in media due minuti alla lettura di CV e lettera di presentazione, prendo delle piccole note a margine che poi approfondirò durante il colloquio. Grandi Manager e CEO hanno CV lunghi massimo due pagine anche una molto spesso. Questo rende l’idea.

Quale consiglio darebbe a chi si affaccia al mondo del lavoro per la prima volta?

Avere delle buone basi in termini accademici e non aver timore di cominciare dal basso. Da stagista, più di un decennio fa, ho imparato molto, e ancora oggi durante le mie giornate mi tornano dei flashback. Il CV è una costruzione Lego, mattoncino su mattoncino.

Quale consiglio dà a chi sta cercando una progressione di carriera?

Dipende dalle opportunità presso il proprio datore di lavoro. Fare carriera non significa necessariamente crescere verticalmente. La crescita orizzontale, quella interdipartimentale o verso altre mansioni da opportunità di crescita spesso sottovalutate o ignorate. Ci si reinventa, si cresce e si progredisce.

Ultima domanda: come cambierà il mondo del lavoro una volta rientrata l’emergenza da corona virus? Quali le professioni del futuro? Quali le competenze richieste?

Adesso è davvero difficile stabilirlo proprio perché i migliori analisti di mercato si stanno sbizzarrendo con previsioni che si contraddicono l’una con l’altra. Quello che possiamo intravedere sarà una fase di deflazione nell’immediato che, si auspica, possa contribuire alla crescita dei consumi e all’insperata ripartenza del mercato, compreso quello del lavoro.

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